Eurocarni - Numero 4, Anno 2009
A soli diciassette anni fondò, assieme a mamma Ersilia, la sua prima azienda e, poiché minorenne, la chiamò Barbieri Carni, il cognome della madre. Era l’anno 1957 a Castelnuovo Rangone, laborioso paese a sud di Modena, verso la collina. Terra fertile, adatta all’allevamento dei maiali, che nella pianura, specie modenese, trovano habitat ideali.
Parliamo di Sante, Santino, Levoni, oggi un imprenditore a tutto tondo, conosciuto, in Italia e all’estero, per avere creato una realtà importante, specializzata nella preparazione, nella lavorazione di carne suina, del prosciutto in particolare, per l’industria della trasformazione.
Un anello, una congiunzione, praticamente indispensabile, tra la macellazione, fornitrice, e l’industria, cliente. Fu un’idea intelligente, felice, che ebbe subito crescente apprezzamento e successo fino a trovare, nel tempo, piena identità in un vero e proprio Gruppo, protagonista a livello internazionale.
In partenza si chiamò Alcar (Accomandita Levoni Carni), poi si presentò come Alcar Uno, dove “uno” volle essere, simboleggiare, unità e principio di un divenire che attualmente conta varie entità produttive, dislocate anche fuori Castelnuovo, nel parmense e nel Veneto. Stabilimenti con modernissimi impianti e linee di lavorazione da cui escono prosciutti marchiati e non, prodotti freschi e stagionati, frutto di attente selezioni presso fornitori nazionali ed europei di grande, affidabile, livello. Carni scelte secondo le esigenze del destinatario naturale, cioè l’industria, ben consapevole di poter contare sulla grande serietà, esperienza e specializzazione dei Levoni, della famiglia Levoni.
Non solo Santino infatti, ma pure i suoi figli: Lorenzo, al vertice dell’area commerciale, e Luca, a capo della produzione. Il terzo, Leonardo, ha deciso invece di occuparsi a tempo pieno di una parallela attività, quella ceramica, che nella vicina Sassuolo ha il suo epicentro. Al loro fianco, nell’ open space , così chiamato l’ampio e funzionale ufficio a sviluppo circolare, cuore della programmazione e del controllo, operano e completano il vertice direzionale altri tre stretti collaboratori: Rossano Bortolotti amministrazione e finanza, Wanda Alessandria, relazioni e segreteria generale, e Davide Levoni, nipote di Santino, rapporti con le banche. Dall’open space partono gli input, le scelte, le decisioni.
L’atmosfera è altamente collaborativa e di massima efficienza. Lo si intuisce in un attimo e, comunque, i risultati lo riflettono ogni giorno. Basti ricordare che Alcar Uno è tra i primissimi, se non il primo, leader in Europa. Lo contraddistingue la sua forte, sperimentata, specializzazione, che significa consegne su misura, puntuali e garantite, e ancora qualità e conformità per una esigente e differenziata industria di trasformazione.
Lavoriamo — dice Lorenzo — oltre cento camion a settimana, 170.000 cosce, rifilate, sezionate… Ogni richiesta deve avere la giusta risposta. Perciò dobbiamo mantenerci al top dell’affidabilità. Il servizio che offriamo ce lo siamo creato, una precisione perfino pignola, nel taglio, nel rifilo, nel disosso. Il nostro mercato richiede tempestività, sicurezza. E del resto anche il segmento terminale, la Grande Distribuzione, pretende prodotti sempre più standardizzati, pratici, conformi.
«Doveroso però sottolineare— ricorda Luca — in questo processo lavorativo, che impone attenzione e perizia, il ruolo fondamentale della risorsa umana. Lavorare bene la carne non è facile. Occorrono attenzione, passione, abilità. Ma fortunatamente siamo nati e viviamo in un’area dove la suinicoltura ha espresso al meglio la sua storia, la sua tradizione: dall’allevamento, alla macellazione, alla lavorazione. Una civiltà contadina che ha tramandato il culto di una salumeria in cui l’uomo è protagonista. E per questo possiamo ancora contare su una manodopera in grado di insegnare l’arte norcina ai nuovi addetti che arrivano ormai da fuori, dall’estero. La formazione è il nostro know how ».
Pare di capire che, per chi abbia voglia di fare, di imparare, ci sia ancora presente e futuro. Il settore, in generale, non sembra in effetti risentire molto della crisi in atto. Un calo per la verità si è già verificato, ma in misura contenuta. Si tratta di un comparto di base, necessario. La domanda può ridursi, ma solo fino a un certo punto.
Arriva intanto, da Parma, Santino, sorridente tra i suoi figli, bravi e sempre disponibili (merito della mamma, precisa strizzando l’occhio) e si inserisce subito nel nostro conversare.
«L’alimentare si difende lavorando più sulla quantità che sulla marginalità, controllando i costi e tentando di abbassarli laddove possibile, con l’aiuto della tecnologia. Dobbiamo farlo per restare competitivi, per mantenerci all'avanguardia. Automazione e risorse umane rappresentano un binomio vincente, oggi più che mai.»
Anche per il fondatore il momento presente solleva incognite e preoccupazioni, ma non c’è spazio per il pessimismo. L’obiettivo da perseguire è cercare il meglio. «Come si è fatto da oltre cinquant’anni, con serietà, modestia e perseveranza». E a proposito di modestia, i Levoni hanno festeggiato il mezzo secolo di attività senza enfasi, senza clamori. In tutta semplicità. Una cena, un brindisi, in famiglia, con i collaboratori e gli amici più stretti.